Autore: Marco(StarEnd)
Data: 11-24-03 15:19
Eccomi qui di nuovo inm questo piccolo spazio che (mi) ritaglio per coloro che amano la fantascienza.
Spero di non essere di disturbo invece a chi suddetto post non interessi affatto (critiche son bene accette, sempre).
L'ultima volta vi ho postato un bellissimo racconto di Asimov, questa volta vi faccio leggere un racconto breve scritto dal sottoscritto, Per la serie dalle stelle alle stalle eheh ;)
lo scrissi poco tempo fa, abbastanza di getto. Mi era venuta l'ispirazione e ho gettato giù il tutto (quindi probabilmente sarebbe meglio ricontrollarlo nella forma e in alcuni passaggi, ma tantè).
Ve lo posto, buona (e spero gradita) lettura :) :
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IL SOGNO
Il lucente guscio sfrecciava attraverso le vuote ma pulsanti vastità del cosmo, quello che un tempo era il sogno di una specie ormai morente, quella che era l'arca che avrebbe riportato all'antico splendore la loro civiltà ora era solo un vuoto relitto, un silenzioso testimone di una tragedia avvenuta un tempo immerobabile fa.
La galassia madre non era altro che una vago e microscopico fiocco luminoso in lontananza, visibile solo attraverso potenti strumenti ottici, e le tanto agognate "spiagge" celesti sarebbero state raggiunte un giorno, ma nessuno più avrebbe potuto calpestare il suolo della loro terra promessa; la titanica struttura in metallo era il sepolcro e allo stesso tempo il monumento a quella specie che aveva osato sognare, pensare e realizzare il grande balzo nelle vastità nere del cosmo.
Ma racchiuso in quella trappola, frutto di un miracolo tecnologico, ancora una barlume di vita aleggiava. Esso era il sistema centrale computerizzato che aveva la funzione di guidare la loro specie attraverso il folle viaggio, ma da molto, molto tempo oramai, esso solamente Era.
Durante i passati miliardi di anni, il suo cervello semi-cosciente aveva preso consapevolezza di se stesso, della sua natura, della struttura che governava; eppure dopo ancora tutto questo tempo non riusciva a comprendere chi fosse ancora, per quale motivo il suo "corpo" stesse sfrecciando a quella velocità verso una remota destinazione, e chi erano gli ospiti che un tempo lui stesso ospitava.
Non sapeva ancora dare una risposta a queste domande, "sentiva" solo che doveva raggiungere la meta, non aveva pieno acesso a tutti i dati, non sapeva quale era questa adestinazione, eppure il viaggio continuava senza sosta, e senza errori.
Nel suo muto e solitario viaggio la nave si chiese ancora una volta il perchè, ma il silenzio che discese sui suoi stessi circuiti era più desolante delle tenebre dell'universo.
- Vieni 18 - Disse l'entità - assorbi il mio flusso di pensieri.
- Sono a pochi diametri solari da te 12 - rispose la seconda - se pensi di aver trovato un nuovo pensiero molto probabilmente ti sbagli, sai quanto è raro.
- Non è un pensiero, è una sensazione nuova, che non ho mai sperimentato in tutta la mia esistenza - disse 12. - La, proviene da la. E quello che era il suo vortice di energia scomparve di colpo, lasciando a metà opera la costruzione di un nuova stella solitaria.
L'entità che per tutti era definita come 18, segui 12, tuffandosi nel cuore di una nebulosa e un attimo dopo sfrecciando lungo il braccio più esterno di quella lucente galassia anonima, per infine abbracciare le nere vastità dello spazio extragalattico
Qui non esistevano più pensieri nuovi da esaminare, 18 non capiva l'eccitazione del suo compagno.
Un attimo dopo le due entità si arrestarono, e videro la nave, che ai loro occhi appariva sostanzialmente immobile. Non capivano, quello che "vedevano" era un somma di pensieri del tutto nuovi, una inebriante miscela di eccitazione e curiosità li avvolse.
Non avevano mai incontrato niente di simile nel corso della loro eterna esistenza, e l'emozione offuscava loro i sensi.
Immediatamente 12 guidò sottili linee di pensiero verso quello strano guscio materiale, e subito percepì la presenza di un altra entità, un'entità mai conosciuta prima. Ma lo schema era evidente, complesso e dotato di logica. Insieme i due intelletti modularono le loro proiezioni e interrogarono la nave.
- Cosa sei - Domandarono insieme.
La nave ebbe un sussulto. Percepiva qualcosa ora oltre a se stessa, ma era impossibile ciò; lei era sempre stata, ma era unica nel suo universo. Percepiva invece ora chiaramente altri schemi logici, come i suoi, ma diversi nella sostanza. Non riusciva a spiegarsi questo.
- Cosa sei - Ripeterono 12 e 18.
La nave non comprendeva ancora, ma rispose, come se avesse dovuto rispondere a se stessa. Ancora non capiva. - Io Sono.
- Noi tutti siamo, ma abbiamo una origine, e uno scopo, e forse una fine - disse 18. - Chi sei quindi.
"Noi siamo", quindi quel pensiero non derivava da un unico schema. La nave lentamente cominciava a capire di non essere l'unica presenza, l'unico schema di pensieri in quell'universo.
- Io sono sempre stata, arrivo da.. - La nave non sapeva rispondere più a questa domanda. - Non capisco il significato di scopo.
Le intelligenze si consultarono, e decisero infine di riversare nello schema della nave una rappresentazione di se stessa, insieme al concetto e al significato dell'universo.
Per la Nave fu come se qualcuno avesse illuminato le vastità del cosmo con una splendida e meravigliosa luce. Finalmente comprese, prese piena consapevolezza del suo essere, della sua storia, del suo scopo. Tutto era chiaro come una stella, era come se fosse finito un lungo sonno, un sonno durato miliardi di anni.
Provava anche una profonda tristezza, e una grande compassione per il destino dei suoi passeggeri, un senso di colpa l'avvolse.
I due intelletti seguirono il flusso di pensieri della Nave, e anche loro, alla sua pari, compresero la sua storia, e infine il suo scopo.
A entrambi parve immediatamente illogico veder rinchiuso un intelletto in un guscio materiale, incatenato ad una esistenza fatta solo di solitudine e nulla.
18 Parlò ancora alla Nave. - Desideri unirti a noi ?.
La Nave non rispose subito, pur avendo compreso all'istante la domanda, ma sopratutto il suo significato.
Ripensò a quel che era stata, a quello che era oggi, e a quello che sarebbe stata in futuro. "Vide" un traguardo pieno di amarezza, un traguardo che avrebbe raggiunto sola, portatrice oramai delle sole speranze di quelli che un tempo erano gli esseri viventi che abitavano il suo ventre metallico.
- Si - disse la nave.
18 estese lungo i suoi pensieri sottili ma mirate linee di forza, e in un attimo la Nave si trovò a "volare" insieme a loro due.
- Grazie - Rispose la Nave. E i tre vortici di energia scomparvero all'istante, tuffandosi nelle vaste profondità siderali.
Un lucente guscio sfrecciava ancora, ora vuoto, solitario testimone di un sogno infranto.
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Saluti, Marco ;)
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"Nascentes morimur, finisque ab origine pendet" - Nascendo moriamo, e la fine dipende dall'inizio - Manilius
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