Autore: ANTONIO (194.243.137.---)
Data: 11-07-03 14:26
"Il Voyager varca dopo 26 anni i confini del Sistema Solare".
Questo è il titolo a tutto tondo, che ha scritto "Il Giornale" riferendosi ha questa entusiasmante impresa scientifica che ora varca le "colonne d'Ercole" del nostro Sistema Solare.
Storicamente il progetto Voyager nasce dalla mente dei progettisti della NASA intorno agli anni'70, ossia in pieno clima di contestazione studentesca e poco dopo l'avventura americana del Vietnam.
Nello stesso periodo prende vita anche il programma Shuttle, erede del grande è storico programma Apollo-Saturno che portò l'uomo sulla Luna.
Infatti, dopo l'impresa lunare la NASA dovette necessariamente fare i conti con le prime ristrettezze di bilancio, inoltre la comunità scientifica sia americana, che faceva capo al noto JPL che quella internazionale, erano stanchi di assistere a missioni umane nello spazio le quali non apportavano ulteriori conoscenze scientifiche ed astronomiche sul nostro Sistema Solare.
Infatti di Giove, di Saturno, di marte e di Venere si conosceva ben poco, rispetto a ciò che invece ci hanno fatto scoprire le sonde automatiche come i Voyager.
Prevalse quindi il progetto elaborato dai tecnici e scienziati del JPL della NASA in cui si prevedeva la realizzazione di un grande tour verso l'esterno del nostro Sistema Solare sfruttando un certo allineamento dei pianeti che era appunto previsto per la fine degli anni'70.
In astronautica questa tecnica di viaggio viene denominata con il termine "gravity assist" le cui condizioni ottimali avvengono ogni 200 anni!
Pertanto, l'ipotesi si spedire oltre le "colonne d'Ercole" del nostro Sistema Solare delle sonde scientifiche automatiche suscitò subito un grande entusiasmo ed interesse e non solo da parte degli americani.
Dovendo sempre lottare per la sopravvivenza, la NASA dovette cancellare una parte di questo progetto noto con il nome di "Progetto Gran Tour" per assumere poco dopo il noto nome di "Progetto Voyager" che prevedeva appunto la progettazione,costruzione e lancio di sole due sonde automatiche: Voyager 1 e 2.
Strano a dirsi ma da Cape Canaveral, partì prima la sonda Voyager 2 il 20 agosto del 1977, mentre il Voyager 1 partì 15 giorni dopo sempre da Cape Canaveral con un vettore automatico della NASA.
Naturalmente queste due sonde scientifiche erano state realizzate con apparecchiature e strumenti progettati con una tecnologia degli anni '70, ossia nulla a che vedere con le sonde progettate negli anni'80.
Tuuttavia disponevano a bordo di un carico utile (payload), di tutto rispetto:
una coppia di telecamere a colori digitali, una grande antenna parabolica di 3,7 metri di circonferenza per le comunicazioni,tre generatori di energia a radioisotopi in grado di fornire un'alimentazione di 400 watts ed infine, non di poco conto per quel tempo, una capacità di trasmissione dati ed immagini a ben 115.200 bit al secondo!
In particolare tra le apparecchiature di bordo c'era anche un data endling, ssia un computer intelligente capace di riparare eventuali guasti elettronici o informatici a cui potevano andare incontro le due sonde nel corso della loro missione interplanetaria.
Oltre a ciò il computer di bordo era anche in grado di stabilire e di correggere la rotta dei delle due sonde: più o meno come facciamo noi oggi quando ricorriamo al sistema cartografico gps affinchè possiamo navigare ed orientarci con le mappe informatiche di cui è dotato il sistema o di quelle che noi inseriamo nel sistema GPS.
Concettualmente è la stessa cosa, con la differenza che i Voyager percorrono la rotta stellare e noi la rotta stradale o astronomica quando utiliziamo il GPS per orientare e posizionare il nostro strumento.
Infatti il GPS di cui è dotato il mio strumento è frutto del fall out tecnologico delle imprese spaziali, come pure il computer di cui sono dotati molti strumenti posti in commercio dalla Celestron, Vixen o meade.
Pensate che il sistema computerizzato Skysensor è anch'esso frutto delle applicazioni spaziali, come pure la carta stagnola che adoperiamo per i cibi, per il forno fino al tubetto di dentifricio o del sapone che adopriamo giornalmente.
Ma non fatemi divagare, altrimenti vi scrivo un trattato, non un topic!
Insomma i Voyager erano ben attrezzati per quel tempo e quindi in grado di effettuare questo gran Tour tra i pianeti del nostro Sistema Solare a partire da Giove!
A riguardo vi racconto un aneddoto di cui sono stato, per certi versi protagonista.
Era il 1983 e mi trovavo a Modena per seguire i lavori del congresso annuale della SAIt il cui Presidente a querl tempo era il prof. Mario Rigutti.
Ricordo che mi accreditai ai lavori della SAIt sia icome inviato scientifico di una testata giornastica nazionale che come socio.
Era la prima volta che mettevo piede nella SAIt o per meglio precisare nel mondo astronomico come giornalista, non solo come astrofilo!
Ne ebbi subito dei vantaggi: mangiare al tavolo del presidente della SAIt insieme a tutti componenti del direttivo SAIt, darmi del tu con l'intellighenzia astronomica italiana è così via dicendo...
Perchè vi ho narrato questo piccolo scorcio della mia vita profesionale?
Semplice: al tavolo affianco a me c'era marcello Fulchignoni che a quel tempo lavorava ancora in Italia presso l'Istituto di Planetologia del CNR.
Fu infatti lo stesso Marcello Fulchignoni che la sera, nell'aula magna dell'accademia militare di Modena, in quanto questa prestigiosa sede ospitava i lavori del congresso, a tenere una incantevole e suggestiva conferenza pubblica sui primi risultati scientfici delle due sonde Voyager.
Ebbene una delle "chicche" che Fulchignoni spiegò agli astanti è che una delle due sonde ( se non erro il Voyager 1), fotografò per la prima volta il debole anello di gas e polveri che circonda Giove, più o meno come avviene per gli anelli di saturno e di Urano, con la differenza che gli anelli di Giove sono molto più piccoli e meno densi, quindi invisibili da terra con i telescopi.
ma a che era dovuto questo enigmatico,nonchè sconosciuto fenomeno?
Per diverso tempo gli esperti e gli scienziati non osavano dare una risposta definitiva, finchè analizzando le foto inviate dai Vojager scoprirono che su Io esisteva attività vulcanica con tanto di emissione di fumi e di materiale vario, più o meno come accade con l'Etna.
Materiale e fumi che innalzandosi da Io, venivano attratti dall'intenso campo di attrazione gravitazionale di Giove e quindi formare intorno al pianeta questo enigmatico anello sulla cui origine erano impazziti gli stessi scienziati del JPL.
Oltre all'intensa attività vulcanica di Io i Voyager scoprirono anche che Europa aveva unasuperficie completamente ghiaciata, ossia al contrario di Io che invece la sua superficie è composta essenzialmente di lava vulcanica allo stato magmatico in quanto l'attività vulcanica si trova tutt'ora a pieno regime, più o meno come l'Etna da noi.
Ho visto delle stupende dia a colori sia di Giove che dei suoi quattro pianeti: a quel tempo il telesxcopio spaziale Hubble era ancora racchiuso nella fantascientica mente degli scienziati della NASA.
Ma anche i Voyager nel loro piccolo hanno a bordo un qualcosa che ci ricorda la fantascienza: sembra, ha dare credito a voci non ufficiali della NASA, che ha bordo delle due sonde siano state rispettivamente poste due CD in cui sono stati incisi tutti i racconti della celebre collana fantascientifica di "Urania".
Naturalmente si trattadi una leggendas metropolitana, ma a noi piace pensare che sia vera, come è vero che il compianto Carl Sagan ha posto su ambedue le sonde un videodisco su cui sono state incise ben 115 immagini, suoni naturali del nostro pianeta, oltre ad un messaggio cosmico scritto in 55 lingue qualora una di queste due sonde del pianeta Terra dovesse avere la fortuna di effetuare un incontro ravvicinato del terzo tipo.
Oggi, dopo ben 26 anni una delle due navette interplanetarie si appresta a varcare la mitica soglia del nostro Sistema Solare, divenendo così , insieme alle sonde Pioneer, l'ambasciatore di pace di tutta l'umanità presente sul pianeta Terra e, aggiungerei, anche di noi tutti astrofili che con il nostro divagare tra gli astri con il nostro fedele telescopio, forse potremo scoprire che non siamo più soli nell'Universo, come appunto asseriva il grande e mitico Carl Sagan.
Un affettuso abbraccio e vi prego, non discutiamo tra noi: siamo chiamati a svolgere qualcosadi divwerso rispetto agli altri: osservarer il cielo stellato e di illustrarlo agli altri, cerchiamo quindi di esserne degni, nessuno escluso.
antonio
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