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 ASTRONOMIA "UV" by Antonio
Autore: ANTONIO (---.tim.it)
Data:   05-16-03 10:20

Il mio breve report era finalizzato a dare una informazione relativa al telescopio UV "Galex" e sul fatto che secondo le ultime ricerche sembrerebbe che dieci miliardi di anni fà sia avvenuto un vero e proprio "baby boom" stellare.

Quiesta asserzione è appunto il frutto di indagini e di ricerche svolte dagli astrofisici analizzando i dati ricavati dalle loro ricerche nel campo dell'ultravioletto (UV).

Questa, in estrema sintesi, era la notizia!

Per questo motivo mi sono astenuto dal dilungarmi a fornire ulteriori spiegazioni del perchè e del per come non sia possibile dalla Terra svolgere questo tipo di ricerca nel campo dell'UV, ma invece è possibile farlo dallo spazio.

Tuttavia Marco e successivamente Alfonso hanno inteso approfondire la questione relativa al fatto che non sia possibile osservare con i telescopi al suolo il cielo nella radiazione UV argomentando con un loro intervento al quale volentieri rispondo.


Come è noto, l'amsfera terrestre è di grave ostacolo alle osservazioni astronomiche e per due motivi:

Primo, perchè assorbe completamente le radiazioni emesse dai corpi celesti a lunghezza d'onda inferiori a 3000 Angstrom, ossia a quasi tutta quella parte dello spettro elettromagnetico che definiamo con il termine "ultravioletto" (UV).

In particolare questo spettro va dai 3900 Angstrom a circa 500 Angstrom; mentre, la regione dell'estremo ultravioletto va dai 500 Angstrom a circa 100 Angstrom.

Naturalmente troviamo anche lunghezze inferiori che partono dai noti raggi X e gamma fino a lunghezze di qualche millimetro.

Secondo, l'atmosfera è una massa d'aria perennemente agitata e quindi i moti turbolenti che la percorrono distorcono o impastano le immagini dei corpi e degli oggetti celesti deviando irregolarmente i loro raggi che giungono sino ai nostri telescopi sia quelli professionali che amatoriali ( noi astrofili ne sappiamo qualcosa quando dobbiamo osservare le doppie o i pianeti).

Pertanto, è un pò difficile osservare i più minuti particolari delle superfici dei pianeti , mentre per quanto concerne le stelle in teoria il diametro della loro immagine dato da un telescopio di 50cm (di analoga apertura a quello del Galex),è di 0",25 a 5000 Angstrom e di 0",10 a 2000 Angstrom.

In pratica accade che, a causa della scintillazione, è sempre un dischetto con un diametro angolare di qualche secondo d'arco, che solo in condizioni eccezionali, ossia di ottimo seening, scende al di sotto del secondo d'arco.

Infatti, la scintillazione degli astri rende difficile ed incerte le misurazioni di posizione che consentono agli astronomi di determinare i moti delle stelle, la parallasse e quindi la distanza tra loro e noi ed infine, non ultimo per importanza, la separazione di una stelladoppia nelle sue componenti da cui, come noto, si può ricavare l'importantissimo dato fisico relativo alla loro massa.

Ecco i sostanziali motivi del perchè gli astrofisici inviano nello spazio dei telescopi orbitali come l'Hubble è più recentemente il Galex.

Ora, tornando al discorso della ricerca nell'ultravioletto (UV), devo sottolineare cheneppure queste ricerche svolte nello spazio nel campo dell'UV sono esenti da limitazione: infatti, uno degli ostacoli è dovuto all'assorbimento della radiazione UV da parte dei gas interstellari.

Come saprete la densità dei gas, che come le stelle sono costituiti prevalentemente da idrogeno, è erstremamente bassa, ossia inferiore ad un atomo per centimetro cubo.

Inoltre, dobbiamo considerare che le radiazioni percorrono delle enormi distanze: una stella lontana da noi 1000 anni luce, si frappongono ben 10 elevato alla 21 atomi, dato che un anno luce è pari a 10 elevato a 18 centimetri.

Siccome questi atomi, a causa della bassa temperatura del mezzo interstellare, sono tutti neutri e quindi nello stato fondamentale, hanno l'intrinseca proprietà diassorbire tutta la radiazione corrispondente alle righe della serie di Lyman e soprattutto i fotoni di lunghezza inferiore o uguale a 913 Angstrom che hanno energia sufficiente a ionizzare l'atomo di idrogeno strappando così l'elettrone direttamente dallo stato fondamentale per essere trasformato in energia ionizzante.

Partendo quindi dall'assunto (mi esprimo in linguaggio fisico-matematico), che l'opacità massima di un gas sia eguale a 913 Angstrom essa diminuisce man mano finoa giungere ad un valore di circa 500 Angstrom.

In altri termini, una colonna di gas lunga un migliaio di anni luce ( osservate le recenti foto di Hubble), sia completamente opaca, gli astronomi sperano di "catturare" lo spettro emesso da questa nube o anche di una galassia, fra i 913 ed i 500 Angstrom delle stelle più vicine.

In conclusione, ribadisco il concetto che mentre l'atmosfera terrestre taglia tutte le lunghezze d'onda al di sotto dei 3000 Angstrom, nello spazio l'idrogeno interstellare taglia l0ultravioletto, specie per le stelle che sono più lontale, ossia fra i 913 ed i 500 Angstrom.

Ad esempio, il noto satellite scientifico europeo "OAO -3", anche noto come "Copernico", trasportava a bordo un telescopio di 80 centimetri di diametro ed era fornito di uno spettrometro che dava un potere risolutivo di0,o5 e di 0,02 Angstrom nella regione tra i 1500 ed i 3200 Angstrom.

Infatti, il satellite "Copernico" è stato il primo telescopio spaziale all'ultravioletto che è stato capace di osservare l'intero intervallo spettrale compreso fra il limite dovuto all'assorbimento dell'idrogeno interstellare (913 Angstrom), e di quello causato dalla nostra turbolenta atmosfera (3000 Angstrom).

Spero di essere stato esauriente e di aver accontentato tutti gli amici.

cieli sereni ed ultravioletti!

antonio

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