Autore: URANIA (194.243.137.---)
Data: 01-18-05 12:34
" Alea iacta est!"
Così si espresse Giulio Cesare quando attraversò con le sue legioni il Rubicone per dirigersi verso Roma.
Anch'io, nel mio piccolo, ho attraversato l'Aniene, ma solo per incontrarmi con due amici astrofili ai quali desidero testimoniare il mio più vivo ringraziamento: Ennio Tafuro e Maurizio Caponera.
L'incipt di tutta la storia sorge dal fatto che ho tra le mani un esemplare del rifrattore 102 Apo della Stellarvue che lavora a f 8.6.
Ovviamente, trattandosi di un telescopio finora mai importato in Italia, le voci, commenti ed opionioni si susseguono a ritmo incalzante, ma una cosa posso affermare: chi ha avuto modo di osservarci si è espresso in maniera positiva.
Tuttavia, come ogni nuovo prodotto c'è sempre da parte dell'acquirente il timore di essersi lasciato avvincere dagli eventi ed in questo specifico caso, l'unico modo per dirimere ogni sorta di dubbio era di testare lo strumento in modo da verificarne la qualità delle ottiche.
Pertanto in questi giorni ho proceduto con diversi amici astrofili a testare lo Stellarvue senza la pretesa di essere un esperto, ma semplicemente come astrofilo amante dell'osservazione in visuale.
La prima serata è stata una deblacle: seening da sconforto e quindi poco attendibile ai fini prepostomi.
Le altre sere invece il seening era IV della scala Antoniadi e offriva delle maggiori garanzie osservative rispetto alla prima serata.
Così è avvenuto anche per la terza serata, quando con Gianluca Pompeo abbiamo osservato la nebulosa di Orione e la Luna con la testata binoculare: le immaggini erano suggestive e ben definite, soprattutto per quanto concerne i particolari selenici.
Un test dell'ottica (sempre alla buona), lo abbiamo condotto su Capella osservandola sia in intra che in extra focale notando che i dischi di Airy erano buoni, come pure la messa a fuoco dell'immagine dell'astro.
Su Saturno invece avevo notato, a mio stretto avviso, che l'immagine era impercetibilmente poco definita, ma presumibilmente ciò era dovuto all'improvviso vento freddo che si era alzato nel corso della nostra osservazione con lo Stellarvue.
In definitiva da queste tre serate osservative svolte con lo Stellavue 102 apo non mi sentivo ancora di essere pronto ha trarne delle conclusioni definitive sulla qualità delle ottiche dello strumento, anche sè, per correttezza, la bilancia del giudizio pendeva più verso l'alto che verso il basso.
"Tra colotro che son sospesi" - scrive il sommo Dante nella summa Divina!
In verità era questo il mio stato d'animo: sospeso, ma comunque ben determinato ad andare a fondo, nonostante i commenti e suggerimenti di alcuni "amici" i quali, pur non avendo mai posto il proprio occhio nell'oculare di questo strumento, davano per certo che la sua performance non fosse all'altezza dei più noti rifrattori della sua categoria.
Non vi nascondo che ho trascorso due giorni alquanto difficili pensando e ripensando allo strumento che comunque meccanicamente è superiore allo stesso Takahashi non solo per il doppio focheggiatore di serie, ma anche per tutto l'insieme: non c'è alcuna parte interna o esperne di questo strumento che sia in plastica: anche il tappo che si avvita al paraluce retrattile è in alluminio!
Per farla breve ho il cervello in ebollizione, ma fortunatamente riesco a riprendere in mano la mia ratio: faccio appello ad essa ed alla temperanza degli antichi!
Ieri, fugata ogni mia remora, decido di telefonare ad Ennio Tafuro che, guarda caso ha acquistato da pochi giorni uno splendido Astrophisics 130 edf, al quale ho cortesemente chiesto se fosse o meno disposto ad effettuare un confronto ottico tra il suo nuovo strumento ed il mio Stellavue 102 apo.
Essendo ambedue appassionati dei rifrattori e dell'osservazione visuale, Ennio, da sincero amico ed astrofilo, si è subito reso disponibile invitandomi ieri sera a casa sua, insieme al nostro comune amico Maurizio Caponera.
Fortunatamente il seening è stato accettabile e poi, fatto importante, ho potuto verificare le immagini planetarie e stellari dello Stellarvue con quelle superbamente offerte dall'Astrophisics.
Solo in questo in modo ho potuto sciogliere con me stesso alcuni dubbi sulle performance ottiche dello Stellavue.
Direte subito che l'Astrophisics è superiore allo Stellarvue sotto tutti gli aspetti ed è vero, ma il mio intento non era di porre lo Stellarvue al medesimo livello dell'Astrophisics, bensì di osservarne la differenza di definizione delle immagini tra i due strumenti, ovvero di "pesare" (se così posso esprimermi), l'ovvio distacco tra le immagini dell'Astrophisics con quella dello Stellarvue.
Pertanto sia io che Ennio non abbiamo minimamente preso in consierazione di effetturare un approfondito star test dei due strumenti o tra i due strumenti, ma limitarci semplicemente ad osservare e "pesare" di quanto differivano le immagini dello Stellarvue con quelle dell'Astrophisics.
L'appuntamento era per le 22.30 di ieri sera: alle 21.30 m' incontro a Monte Porzio con Maurizio Caponera per trasbordare nella sua autovettura tutto il mio armamentario:il comodo ed elegante baule in stoffa nera della Stellarvue con dentro il "cucciolo" ed i suoi accessori e la valigetta degli oculari.
Partiamo in direzione del mare: Ennio, infatti, abita a 20 chilometri da Anzio in un signorile condominio.
Appena giunti a destinazione troviamo ad attenderci una solida montatura GP-DX, con relativo Skysensor 2000, sorretta da un massiccio tripode tipo Meade.
Per terra c'era la preziosa valigia crema con dentro il gota del Firmamento: l'Astrophisics 130edf.
Appena il tempo di porre per terra la borsa con lo stellarvue e la valigetta degli oculari che Ennio, sornionamente, ci chiede: con quale strumento volgiamo iniziare?
Con l' Astrophisics!- rispondiamo all'unisono-
Dopo alcuni minuti per la preparazione il superbo "cucciolo" è pronto per farci ammirare le sue prestazioni.
Intanto il nostro Maurizio era in preda ad uno masturbatio mentis sub rifrattoris apo che ha avuto termine solo quando Ennio lo ha invitato a porre il proprio occhio all'oculare per osservare la Luna con l'Astrophisics.
Che dire: c'è poco da dire, bisogna solo guardarci dentro per poter comprendere cosa voglia dire osservare il cielo con un AstroPhisics!
Rime, corrugamente,cauda pavonis, mari, appennini, montagne, lucertole, astronavi, alieni, astrofili e chi più ne ha ne metta: c'era da cadere in trance nell'osservare la superficie selenica con questo strumento.
Non vi dico quando ho inserito la testata binoculare della baader con i due oculari da 14mm anch'essi della baader: sembrava che navigassimo nello spazio circumnavigando la Luna!
E' stato il momento cruciale in cui Ennio è caduto in trance: l'accoppiata Astrophisics- testata binoculare è micidiale!
Infatti, questa accoppiata è sconsigliabile a tutti gli astrofili che soffrono di coronarie: potrebbero esplodere!
Intanto giaceva per terra in attesa del suo turno lo Stellarvue, ansioso di poter anch'egli dimostrare quanto valeva: ogni cosa a suo tempo!
Sempre con la testata binoculare abbimo puntato l'Astrophisics verso la nebulaosa di Orione: altra botta alle coronarie ed al sistema urinario maschile: ci siamo trattenuti perchè non c'erano abbondanti siepi da inumidire!
Beh, l'emozione era tangibile, come emozionanti sono stati i nostri rispettivi commenti alle superbe immagini donateci da questo blasonato telescopio.
Bene, dopo aver per così dire "giocato" siamo passati a compiere qualche test osservativo su di una stella poco distante da Sirio.
Ennio voleva giustamente rendersi conto della definizione offertagli dall'Astrophisics per poi confrontarla con quella dello Stellarvue che di lì a poco avrebbe sostituito il nobile Astrophisics.
Non vi narro come abbiamo osservato le centriche dello strumento ed i dischi di Airy perchè sono da manuale: la perfezione che s'incarna nell'astrophisics!
Passiamo oltre è spuntiamo su Saturno: prima con l'ocuilare vixen da 13mm LWW per poi sostituirlo con un 6mm genuine della Baader Planetarium.
Le immagini del pianeta degli anelli erano anch'esse di altissimo livello: ben definite e contrastate.
Uno sguardo su alcune doppie con il 5,2 mm pentax per poi passare, in rapida successione allo Stellarvue 102 apo.
Che effetto vedere il gigante dei rifrattori cedere magninimamente il proprio trono allo Stellarvue: ero commosso dalla libidine che aveva avvolto tutte le mie membra!
Ennio intanto se la rideva mentre mi affeccendavo a predisporre il mio strumento sulla montatura, mentre Maurizio, avvolto da un velo di mistico ed ancestrale silenzio, pareva un monaco in estasi!
Appena approntato lo Stellarvue per compiere il suo viaggio stellare, gli abbiamo subito imposto di dirigersi verso la Luna: l'immagine era buona, ma dato che il satellite era in fase calante quasi sull'orizzonte, non abbiamo avuto modo di osservare pienamente e compiutamente la qualità delle immagini che comunque si sono rivelate all'altezza, ovvero buone, ma non al livello dell'Astrophisics, ma questo già lo si dava per scontato.
Buono il contrasto e la definizione del paesaggio lunare sia con 13mm che con il 6 mm.
Naturalmente, per i motivi sopracitati, non abbiamo avuto modo di approfondire l'osservazione fine e dettagliata di Selene in quanto bassa.
A questo punto ci siamo precipitati ad osservare la stella che precedentemente avevamo osservato con l'Astrophisics utilizzando in seguenza gli stessi oculati e la medesima barlow della televue 2x.
L' immagine sia in intra che extra focale era buona, abbiamo notato solo una lieve differenza tra lwe due immagini che, a nostro parere, era dovuto al seening.
Comunque il centraggio e la qualità delle ottiche dello Stellarvue ci sono apparse di buon livello e soprattutto non abbiamo notato sia medi che a forti ingrandimenti nessuna forma di astigmatismo delle lenti.
Infine siamo passati a Saturno è quì con il pentax da 5.2 e la barlow 2x gli abbiamo sparato 334 ingrandimenti: l'immagine del pianeta era ben definita e dettagliata è quest'ultimo dato mi ha confermato e rasserenato sulle buone performance di questo rifrattore .
Infatti il commento degli altri due amici è stato positivo: uno strumento dalle ottime prestazioni meccaniche e dotato di buone lenti apocromatiche.
In definitiva lo Stellarvue 102 apo ne è uscito bene da questo amichevole e non pretenzioso raffronto con l'indiscusso Astrophisics.
Vale quello che spendi, tenendo anche conto dei suoi accessori di serie: elegante borone imbottito con logo ricamato Stellavue, diagonale da due pollici dieletrico, doppio focheggiatore il quale si è dimostrato molto utile nell'affinamento delle immagini, il paraluce retrattile, la buona qualità delle lenti e l'insieme dello strumento, ben assemblato e costruito tutto in metallo.
alla prossima
antonio
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