Autore: antonio (---.prova.tim.it)
Data: 07-03-03 13:23
L'argomento di discussione proposto da Maurizio è interessante e per molteplici aspetti, sia commerciali che "politici".
Ho letto con attenzione tutti i topics sull'argomento è certamente quelli più interessanti per la trattazione sono riconducibili a due: quello di Maurizio di catania e di Michele.
Ambedue hanno argomentato la vexata questio con validi argomenti sui quali c'è poco da obiettare: tutti e due hanno ragione da vendere ma, a mio parere, manca un terzo elemento di discussione che forse potrebbe fornire alcune risposte: l'analisi storica della divulgazione e della commercializzazione nel campo dell'astronomia amatoriale italiana.
Sono certo che con questo mio intervento aprirò un grande vespaio di discussioni: poco male, vorrà dire che avremo materia di discussione per diverso tempo, in quanto risponderò a tono se sarà necessario.
A volte la polemica serve, soprattutto quando scopre certi altarini commerciali che badano poco alla scienza di Urania, ma molto al conto bancario!
La mia provocazione storica parte dai primi del'900 è più precisamente dalla Francia, patria di Camille Flammarion!
Infatti si deve proprio a lui la paternità della divulgazione alla grande massa della Scienza di Urania!
I suoi libri ebbero un tale successo che vennero tradotti e letti in tutti i paesi europei, tra cui l'Italia.
La Sonzogno pubblicò il noto libro "Il Cielo Stellato" la cui edizione italiana venne tradotta e presentata da Isidoro Baroni, il padre della prima rivista italiana dedicata agli astrofili.
Tuttaiva, se nel resto d'Europa ed in particolare in Francia, germania ed Inghilterra, i libri di Flammarion riscossero un grande interesse da parte del ceto medio-borghese, in Italia le cose andarono diversamente e per due sostanziali motivi:
primo, in Italia non si era verificata nessuna "rivoluzione industriale o culturale" come invece è avvenuta in Inglilterra ed in Francia e quindi non esisteva una classe illuminata o progressista come invece era presente in queste due grandi nazioni a cui si aggiunse anche la Germania.
In Italia la cultura e quindi l'interesse verso tutto ciò che rappresentasva il "nuovo" tra cui l'astronomia e l'aereonautica, era patrimonio di pochi,ossia di quella classe sociale agiata o medio borghese che aveva avuto la possibilità di studiare.
Infatti, nel nostro bel Paese l'istruzione non era per tutti: basti pensare che il dirotto di voto alle donne è stato concesso in occasione del referendum tra la monarchia e la Repubblica, ossia nel 1946!
La "rivoluzione industriale" e la "rivoluzione francese" non avevano insegnato nulla ai signori Savoia i quali pensarono bene di mandare l'esercito contro il popolo affamato, al comando del generale Beccaris, il quale non ebbe alcuna remora di comandare di sparare contro la popolazione di Milano che chiedeva solo di mangiare!
Questo dà la misura di come il progresso culturale e scientifco alleggiava in Italia, mentre in Francia, in Inghilterra e nella stessa Germania la scienza e la tecnica erano tenute in gran conto!
Lo dimostra il fatto che l'astronomia italiana era rappresentata dagli astronomi della Santa Sede, nella figura di Angelo Secchi e di tanti altri astronomi che lavorarono all'Osservatorio del Campidoglio.
A Brera c'era il nostro Schiaparelli, mentre a Colleurania il Cerulli con il suo osservatorio privato mentre, in altre parti d'Italia, la ricerca astronomica si era dedicata principalmente alla geodesia!
Il Regno d'Italia aveva bisogno di nuove tavolette topografiche e quindi il lavoro degli astronomi era utile a questo scopo, non certo a mirar le stelle!
In una Italia alle prese con la prima guerra d'Africa, i libri di Flammarion e la divulgazione astronomica era inesistente, ad eccezione del ceto medio che tuttavia provileggiava altri interessi più mondani e concreti!
In Francia come in Germania nacquero le prime ditte di strumentazione scientifica, prima fra tutte ricordo la Carl Zeiss a Jena.
Ma anche la Francia ed il regno Unito ebbero i loro produttori nazionali sia a livello industriale che artigianale come era avvenuto in Francia ed in Germania.
In Italia?
Tolta la grande Galileo e la Salmoiraghi l'astroonmia italiana sia professionale che amatoriale doveva rivolgersi in Francia o in germania per acquistare telescopi, oculari ed accessori afferenti alla sciwenza di Urania.
Intanto sorgevano in Francia, in Inghilterra ed in germania le prime associazioni e società astronomiche amatoriali, mentre in Italia c'era la Società degli Spettroscopisti che da poco aveva assunto l'attuale nome di "Società Astronomica Italiana" (SAiT),nella quale vi era una minuscola componente di astronomi non professionisti che sostanzialmente non contavano nulla, più o meno come avviene ancora oggi!
Pertanto, se nelle altre capitali europee l'astronomia veniva in una certa misura sponsorizzata, in Italia la scienza di Urania era rilegata a pochi intimi e dispersi su tutto il territorio nazionale.
Si deve ad Isidoro Baroni e successivamente a Guido Horn d'Arturo, se l'astronomia amatoriale italiana ebbe un solido inizio ,ma non fu certo per merito della SAiT.
Siamo giunti agli trenta è i telescopi amatoriali venivano acquistati in Francia, Germania o Inghilterra.
Su Coelum comparvero i primi annunci di importatori di telescopi soprattutto tedeschi e francesi è proseguì fino alla fine degli '50.
Praticamente gli astrofili si autocostruivano gli strumenti, ad eccezione degli oculari che talvolta venivano utilizzati quelli dei microscopi!
L'arte di arrangiarsi era presente anche nei cultori della Scienza di Urania!
Pochi infatti disponevano di forze finanziarie per procedere all'acquisto di strumenti altolocati di produzione tedesca o francese!
Verso la fine degli ann'60 apparvero sul mercato i primi telescopi giapponesi: gli Stein!
Ottimi, soprattutto il newton aperto da 110-900 ed i rifrattori dalla lunga focale!
Ricordo che sbavano a vederli esposti nella vetrina dei più qualificati negozi di ottica a Roma!
Intanto sorgevano anche ditte artigianali come Marcon e Spada, anche a Roma ne nacque una: Urania, la quale produceva dei newton e dei cassegrain da 15 e 20 cm di diametro completi di montatura tedesca.
Era però anche il periodo che la ditta "Prodotti Gianni" di Milano, importò i primi telescopi arancioni della celestron dagli Stati Uniti.
Anche i giapponesi però si erano dati molto da fare in Italia: a Genova vi erano due importatoridi strumentazione ottica-fotografica: la Tresor ed un'altra di cui ora non rammento il nome,ma ne e ero il fiduciario a Roma.
Eh sì, per pagarmi gli studi vendevo telescopi, binocoli, accessori fotografici presso i cral dei ministeri a Roma!
Bè gli astrofili italiani a quel tempo si suddividevano in due categorie: chi acquistava lo strumento e che invece l'autocostruiva che rappresentatava la maggioranza.
Infatti, ebbe grande successo tra gli astrofili il libro "L' Astronomo dilettante" di Paolo Andrenelli, di cui divenni amico in occasione dei nostri incontri in ambito dell'Unione Astrofili Italiani.
Il libro di Andrenelli era infati finalizzato alla costruzione dello strumento e delle ottiche del telescopio, ossia di un newton!
Pensate che Guido Ruggeri osservava Marte da casa sua a Mestre, con un newton da 25 cm la cui ottica venne realizzata dal grande Marcon!
Ricordo che durante un trasferimento tra Bologna e Firenze,Paolo Andrenelli mi confidò che non vedeva di buon occhio la configurazione ottica degli schmidt-cassegrain, in quanto la riteneva un "ibrido", vedesse oggi!
Gli anni passano in fretta è giungiamo ai tempi nostri: cosa è mutato rispetto al passato?
Direi poco, gli importatori sono sempre più presenti sul mercato italiano, anche se per anni abbiamo avuto degli importatori che hanno giocato un ruolo "assolutistico" traendone copiosi profitti a discapito delle nostre tasche.
Tanto sapevano benissimo che comunque non avevamo molte scelte: rivolgerci al mercato nazionale significava avere strumenti poco trasportabili, anche se di buona fattura sia meccanica che ottica, oppure acquistare "giapponese", ossia strumenti inferiori come resa rispetto ai blasonati telescopi americani.
Sostanzialmente le cose non sono molto mutate, anche sè c'è un lieve milgioramento commerciale in quanto sono sorte diverse ditte importatrici che applicano prezzi concorrenziali.
Ora dovrei parlare del mercato giapponese, cinese e della cina di Taiwan, ma sono cose che sapete e quindi rimando ad un'altra occasione la trattazione di questo argomento sul quale val lapena di ritornarci.
In definitiva direi, quasi per provocare, che ancora oggi siamo considerati i "poveracci" dell'astronomia amatoriale europea!
Sarà vero e fino a che punto?
a voi la parola,amici miei!
antonio
PS
Volutamente ho omesso alcune parti ,altrimenti avrei scritto un libro di memorie e quindi mi sono limitato a tracciare solo alcuni macro aspetti della evoluzione storica dell'astrofilia italiana.
Indiscutibilmente troverete delle vistose lacune storiche e chiedo scusa fin da ora, intendo ritornare su questo tema più dettagliatamente, ma devo consultare alcuni documenti, riviste e libri in modo da offrirvi un panorama più dettagliato e preciso di questo importante periodo della storia dell'astrofilia italiana che parte dai primi del novecento ad oggi.
grazie ancora e buona lettura
antonio
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