Autore: URANIA
Data: 01-17-06 10:19
Carissimi,
Personalmente ho sempre nutrito delle perplessità sia per la parte otica che meccanica riguardo i rifrattori apo e semi apo di produzione cinese.
Certo, rispetto al recente passato, questi prodotti sono sensibilmente migliorati anche se mi domando quali siano i criteri che adottano per il controllo di qualità sia delle ottiche, delle parti meccaniche e della loro intubazione.
Le specifiche ottico-meccaniche sono importanti, come lo è la qualità dei vetri ed il loro trattamento per la realizzazione del rifrattore.
Personalmente, sono sempre dell'idea che i giapponesi della Vixen e della Takahashi offrano un prodotto migliore sia per la scelta dei vetri che del materiale da loro utilizzato.
Ad esempio, una certificazione "ad hoc" sulle ottiche e sulla qualità dello strumento sarebbe opportuna, visto che questi "gioielli" ,soprattutto se parliamo dei tripletti o dei doppietti alla fluorite costano quel che costano.
D'altronde nell'era della globalizzazione sia industriale che commerciale, stanno sempre assumendo importanza le cosiddetta "factory" ovvero delle ditte che non producono nulla in proprio, ma che assemblano soltanto i vari pezzi e le ottiche proponendoli con il loro marchio.
Viceversa esistono delle ditte che commercializzano ottiche e parti meccaniche per varie ditte, talvolta anche blasonate.
In particlare mi riferisco sempre ai rifrattori che richiedono una maggiore accuratezza e qualità rispetto ad altri tipi di telescopi.
Prima di acquistare un rifrattore bisognerebbe fargli un test sul banco ottico, come fà un noto importatore europeo dei prodotti Takahashi.
In Italia ciò non avviene e quindi il più delle volte dobbiamo fidarci di ciò che ci viene detto dal rivenditore o dallo stesso importatore.
Un certificato di qualità dello strumento lo ritengo fondamentale e aggiungo serio da parte di chi importa e vende questi tipi di strumenti, soprsttutto se si tratta di rifrattori apo o di tripletti o quadrupletti è così via discorrendo...
Il certificato di qualità con tanto di test ottico-meccanico dello strumento è indiscutibilmente una garanzia per l'acquirente ed inoltre potrà rivendere lo strumento ricavandone il giusto compenso.
Certo, il problema della certificazione non è solo nei confronti dei cinesi, ma riguarda anche tutte le altre realtà che producono e commercializzano i telescopi.
La Tagahashi su ogni suo strumenti appone un'etichetta in cui è scritto l'anno, il mese il giorno il cui inseme forma il noto numero di serie dello strumento.
A corredo l'importatore ufficiale offre anche una garanzia scritta, ma anche in questo caso manca un test delle ottiche dello strumento che, lo ribadisco, sarebbe opportuno fornirlo direttamente dalla fabbrica mediante un'opportuno controllo di qualità delle ottiche.
A suo tempo anche l'importatore italiano della Celestron rilasciava un foglio con il quale si offriva al cliente un test sulla qualità delle ottiche dello strumento.
Ancora conservo il foglio firmato dal tecnico dell'Auriga che ha testato le ottiche dello strumento riportando anche il numero seriale del telescopio.
Purtroppo mi dicono che questa "usanza" è scomparsa, come anche quella a suo tempo fornita dalla stessa AstroPhisics alla sua clientela.
Stesso discorso vale anche per le altre case e ditte di telescopi le quali non forniscono più, qualora l'avessero fatto, un certificato di qualità delle ottiche dello strumento che si acquista.
Forse, così facendo, molti dubbi ed anche molti test operativi da parte degli esperti sarebbero più performanti e quindi a favore dell'acquirente.
antonio
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