Autore: Turra Alberto
Data: 11-13-03 19:37
Non mi aspettavo così tante discussioni!!!
Mi risulta che molte fotocamere digitali in commercio offrano sensori pari ed in qualche caso superiori a quelle espressamente prodotte per astrofotografia; forse non sono sfruttati al massimo delle loro capacità, ma occhio alle fregature.
Che io sappia, i fatti sono questi:
0) il mio Newton da 254 mm f/4,5 ha una magnitudine limite visuale NOMINALE di 14,5 come risulta dalla sua documentazione. Quindi, gran fortunato chi ha un Newton più piccolo (ho letto 20 cm) che però raggiunge la stessa magnitudine limite.
1) Che io sappia, a differenza dei sensori integrati nelle fotocamere digitali o in certe camere per astrofotografia, la maggioranza delle webcam raggiunge al massimo la risoluzione di 640x480 pixels. Non è un granchè, si può ovviare solo col fotomosaico.
2) Non è solo il sensore a determinare la sensibilità complessiva di una camera. Alla formazione dell'immagine concorrono molti stadi, il cui compito è di sfruttare (elettricamente) il sensore. Anche se una webcam avesse un sensore molto reattivo alla luce (ma allora anche antieconomico), non è detto che il circuito a cui è applicato sia abbastanza efficiente da sfruttarlo appieno. Ricordate che chi progetta un prodotto, pernsa bene a cosa sarà destinato: le webcam sono nate per lavorare in ambienti ben illuminati, e in più da luce ARTIFICIALE (con una distribuzione spettrale differente da quella offerta dalle stelle). Il primo stadio che "legge" il sensore è l'amplificatore. Il suo compito è moltiplicare il segnale elettrico in uscita dai singoli pixels, aggiungendo il minor rumore elettrico (read-out noise) possibile. Penso sia stata esperienza di molti vedere il classico ribollire granulare delle immagini fornite da webcam... rumore elettrico spurio che non richiede ulteriori commenti. Il secondo stadio è il convertitore analogico/digitale, che suddivide in livelli prestabiliti la gamma di segnali elettrici tradotti dalle intensità luminose. Nelle webcam può essere di tipo approssimativo, e molto spesso non offre tutti i livelli (risoluzione cromatica in bip per pixel) garantiti da una fotocamera digitale o per astrofotografia. Il terzo stadio è l'interpolatore del cromatismo, che bilancia le componenti dei canali R, G, B ottenendo in uscita una ricostruzione il più fedele possibile al modello del reale convenzionale, evitando di sommare a sua volta disturbi spuri. Anche qui molte webcam sono prodotte "al risparmio": vengono dedicati algoritmi appena decenti a questo compito, tanto che molte di esse forniscono immagini con forti dominanti cromatiche, in qualsiasi condizione d'illuminazione esse operino. Quarto stadio, la codifica per la trasmissione: come dicevo prima, le webcam sono state prodotte per COMUNICAZIONE, pertanto devono fornire immagini "leggere" da spedire, e allora il produttore ci dà dentro con algoritmi (discutibili) di codifica del colore e compressione del flusso di dati, per ottenere un bit-rate decente in uscita. Invece le fotocamere digitali, e ancor più le camere per astrofotografia, "si prendono i loro tempi", come ben sanno quanti le usano per professione: a volte possono essere necessarie anche delle decine di secondi perchè l'immagine sia disponibile; questo perchè la mole di dati è volutamente lasciata integra, e compressa il meno possibile (oppure solo su richiesta dell'utente).
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