Autore: ANTONIO (194.243.137.---)
Data: 10-14-03 16:46
Carissimi,
L'argomento che ho scelto di trattare questa settimana è alquanto impegnativo: "Il Cosmo tra Scienza e Fede".
Un'argomento che inconsapevolmente ha tirato in ballo il nostro Alfonso con il suo recente topic dal titolo:"L'Universo è finito?".
Al suo quesito hanno risposto in molti, tra cui io, innescando così due risposte, quella di Piero e di Damiano che, a mio vedere, meritano un ulteriore approfondimento.
Ho scelto quindi questa rubrica dedicata proprio a questi argomenti di natrura culturale, scientifica e metafisici in cui la cosmologia e la teologia giocano un ruolo travolgente ed affascinante per le nostre menti che sono sempre alla ricerca del Sapere.
Inizio questa mia dissertatio cosmologica con una celebre frase di Albert Einstein:
" La Scienza senza la Religione è zoppa; la Religione senza la Scienza è cieca".
La Scienza infatti è anche una forma di ricerca spirituale in quanto consente l'uomo di intravedere e di svelare l'opera dell'Onnipossente.
A riguardo sant'Agostino proclamò che: " Il mondo è stato fatto con il tempo e non nel tempo".
Queste considerazioni agostiniane ancora oggi racchiudono una profonda ed immutabile verità: Come non si può affermare che Dio esista dentro la dimensione del tempo e che abbia deciso in un certo istante di dare luce e vita all'Universo?
Ipsum esse subsistens,ovvero l'incognita dell'anima.
In questo modo gli antichi filosofi e pensatori greci definivano l'anima, aggiungendo che l'esprit ha bisogno per "vivere" di un medium corporeo, ovvero l'Homo Sapiens Sapiens.
L'anima o l'esprit non è eguagliabile ad una componente chimico-fisica o biologica presente nell'Universo, altrimenti non avrebbe senso di esistere, sarebbe solo una "astrazione concettuale".
Invece costituisce quel rapporto diretto tra noi è l'Altissimo che ci consente di aprirci all'universale, ossia alla continua conoscenza della sua grande opera cosmica.
Viceversa, un corpo senza anima, privo del suo esprit , rappresenterebbe solo un prolungamento appiattito della materia che ci circonda, essenzialmente composta di geni e Dna.
Gli animali sono dotati solo di "bios", ossia dell'aspetto biologico e di quello psicologico (psiche), ma non del " pneuma", ovvero dell'esprit!
In altre parole queste tre componenti: bios, psiche e pneuma s'integrano solo nell'uomo, in quanto sono esse a formare l'unità cosmica della persona umana.
Generalmente nell'immaginario collettivo l'evoluzione significa che l'uomo discenda dalla scimmia e che ogni vita ha avuto inizio all'origine a partire da una cellula iniziale da cui sono uscite le diverse rammificazioni della vita.
Ciò è vero ma solo in linee generali ed approssimate in quanto questi due processi sono ancora fonte di studio e di verifiche da parte dei ricercatori.
Pertanto, rispondendo a Piero quando paragona l'evoluzione dell'uomo alla vita dei mammiferi, occorre distinguere tra la comparsa dell'uomo è ciò che l'ha preceduta e preparata.
Antropologicamente parlando la comparsa dell'uomo sulla terra costituisce il punto di arrivo di un processo evolutivo che ci conduce sino ad oggi ed è destinato a proseguire nel tempo.
Il procersso di ominizzazione, da parte dell'Homo Abilis risale a circa 35 mila anni fà.
Prima l'uomo non aveva ancora raggiunto la maturità necessaria per poter dare vita a forme organizzate di gruppo.
Ad esempio, la famosa Lucy di 3,2 milioni di anni fa scoperta in Etiopia, mentre in Kenia è stato recentemente scoperto un fossile di umanoide risalente a circa 6 milioni di anni fa.
In particolare, secondo gli etno-antropologi- questo fossiler riverste una grande importanza scientifica in quanto presenta una struttura locomotoria orientata al bipedismo, ovvero eretta!
Risale infatti a circa 100 mila anni fa la faase evolutiva che vedrà l'Homo Abilis intento a lavorare intenzionalmente la selce e provvedere all'organizzazione del territorio.
In tutto ciò come si colloca l'esprit di cui abbiamo parlato prima?
l'Homo Religiosus si manifesta attraverso le sepolture e con talune espressioni d'arte.
Ovviamente qualcuno potrà chiedersi: il senso religioso nasce con lui, oppure attraverso la percezione dei grandi eventi naturali come, ad esempio, il cielo stellato?
Certo, la religiosità dell'Homo sapiens Sapiens è simbiosamente collergata alla simbolazione: totem, dolmen, tombe, altari, are, templi, chiese ecc..;
nonchè all'attitudine di dare significato alle cose : predizioni, oracoli, miracoli, tradizioni, riti ecc...
Ma per quanto attiene all'incipit della domanda posso solo rispondere che stiamo innanzi ad una considerazione filosofica che va oltre il campo della scienza, in quanto l'esistenza dell'anima è una realtà spirituale è quindi non può evolversi, trasformarsi o decomparsi come accade per la materia.
Questa considerazione non coincide appieno con la concezione darwinistica della vita la quale affida tutto al caso rendendo così superfluo l'intervento di Dio, anche se può aver generato un mondo con proprietà e leggi che lo fanno evolvere.
Tuttavia, il darwinismo costituisce solo un modello interpretativo, non un dogma.
In poche parole può essere accettato a livello microevolutivo, ma non a livello macroevolutivo in quanto l'ipotesi o la teoria evoluzionistica non è ritenuta sufficiente per poter spiegare e non solo scientificamente l'evoluzione dell'Homo Sapiens Sapiens.
A sostegno di quanto ho scritto cito la recente scoperta fatta da un gruppo di antropologi e biologi dell'Università di Harward.
Si chiama "Tre-2" il gene che permesso agli ominidi di distinguersi dai primati.
E' un processo che sembra avvenuto fra i 30 ed i 20 milioni di anni fa.
In sostanza- affermano i ricercatori- hanno individuato questo gene (Tre2), che differezierebbe nettamente il patrimonio genetico dell'uomo, da quello dei primatri antropomorfi.
In poche parole si tratterebbe di un gene che è apparso lungo il periodo di evoluzione solo negli ominidi, ossia al momento in cui l'uomo e la scimmia hanno preso strade diverse nella scala evolutiva.
Per quanto concerne invece le origini del cosmo è la presenza in esso di Dio potrei cavarmela asserendo che solo la Fede di ognuno può fare da guida.
Sarebbe però una risposta che in termini calcistici suonerebbe come un autogol o quantomento un gioco prettamente difensivo: accetto con me stesso e gli altri amici questa tenzone scendendo in campo con delle mie argomentazioni, rispondendo così anche a Piero e damiano quando sostengono che se vogliamo cercare il linguaggio di Dio bisogna ricorrere alla matematica.
Prima di andare avanti nei nostri discorsi bisogna porsi una domanda iniziale: L'Universo è stato creato o si è autocreato?
Il cosmo nasce da una bolla del vuoto quantico, oppure no?
A favore di quest'ultima ed affascinante ipotesi si sono apertamente schierati due colossi dell'astrofisica e della cosmologia mederna: Paul davies e Stephen Hawking il quale asserisce che l'universo potrebbe essersi formato spontaneamente, ossia senza la "mano divina".
Per correttezza devo dire che questi due grandi uomini di scienza sono atei e quindi affrontano manicheamente la "vexata quaestio" che ha dato origine all'argomento di questa rubrica.
A confutare le loro tesi è il prof. Peter Landsberg, professore emerito all'Università di Southampton il quale asserisce che la Fisica non può fornire una spiegazione completa dell'universo.
A riguardo Davies scrive:" Non c'è evidenza scientifica di un creatore, al contario ci sono aspettative molto fondate che la nascita dell'Universo possa essere spiegata solo dalle leggi della fisica e in modo molto soddisfacente"
Su quanto ha scritto Davies si potrebbe obiettare che la scienza è in grado di scendere dalla causa all'effetto, e risalire così dall'effetto alla causa.
Tuttavia, come sottolinea il prof. Landsberg, la scienza non sa ricercare la "causa prima" in quanto è una categoria di pensiero che non esiste nella scienza.
In altri termini, la scienza non è in grado di rispondere a domande del tipo: cos'è la vita?
Cos'è la mente?
Cos'è la materia?
Esiste Dio?
I metodi scientifici e quindi anche matematici non si prestano a questo arduo compito, anche se Hawking asserisce che la scienza è lo strumento più potente che abbiamo per spiegare come il nostro Universo è nato ed evolve.
Dio è sottile, risponde John Polkinghorne, pastore anglicano e fisico della Royal Society, vuole che la sua presenza nel mondo fisico sia desunta, non osservata.
Ci sono ancora due importanti aspetti della cosmologia che attendono di essere spiegati: l'immensità del cosmo che si estende nello spazio e nel tempo con una bellezza trasparente alla ratio, e la presenza in questo universo della "canna pensante", ovvero L'Homo Sapieens Sapiens".
grazie a tutti
Antonio
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